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INTEGRAZIONE DI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI
Come tutelare i minori non accompagnati? È, questo, il focus del progetto che, in collaborazione con le associazioni e gli enti già operativi sul territorio, si concentra sulla tutela legale dei minori non accompagnati e sul ricongiungimento per motivi familiari.
Tre, le fasi di sviluppo: esaminare come la normativa internazionale è applicata a livello nazionale, regionale e locale, individuando le carenze e prospettando soluzioni mirate; raccogliere e diffondere le buone prassi esistenti in materia; promuovere percorsi di formazione per gli operatori del settore, con particolare riguardo ai tutor per la tutela legale dei minori non accompagnati.
Infine, in collaborazione con il team di medici legali dell’Università degli Studi di Milano, il progetto si propone di indagare le problematiche legate all’identificazione dell’età dei giovani richiedenti protezione e alle conseguenze che ne derivano sul piano dei diritti umani, oltre a creare algoritmi di valutazione dell’età più tutelanti per i minori.
TEAM
Cosa facciamo
IL PARTNER
Da 14 anni Agevolando desidera un mondo nel quale i ragazzi e le ragazze Care leaver abbiano l’opportunità e si riconoscano il diritto e la possibilità di scegliere il proprio percorso, autonomo, realizzato con il tempo e le modalità di ognuno e ognuna di loro. Per questo fin dal primo giorno il punto di partenza è stata la loro voce. Perché Agevolando non lavora per loro, ma con loro.
IL PROGETTO IN SINTESI
I DIRITTI DEI MINORI NON ACCOMPAGNATI
Parla Chiara Ragni, professoressa associata di Diritto internazionale
Il task ha un focus molto preciso: i minori stranieri non accompagnati…
Quello dei minori non accompagnati è un problema ampio. La loro integrazione passa anche dal riconoscimento del loro status giuridico, che inizia con l’accertamento dell’età del minore, che spesso arriva in Italia senza documenti o con certificati di nascita la cui validità è controversa. La ricostruzione della storia anagrafica del minore è funzionale all’applicazione di norme giuridiche che mirano a garantire la massima tutela dei suoi interessi, in conformità a quanto previsto dal diritto internazionale ed europeo.
Perché un’analisi giuridica è importante per l’integrazione dei minori?
Perché può essere in grado di rappresentare qual è la situazione da cui partiamo e di individuare quello che c’è e quello che manca. Il diritto può contribuire a definire delle linee guida sul riconoscimento dell’età del minore, sull’attribuzione delle competenze o sull’interpretazione delle certificazioni. L’Italia ha già norme sui minori non accompagnati, ma mancano leggi attuative che vengano applicate con criteri uniformi.
Quali sono le debolezze della normativa?
Proprio da qui parte il progetto: muovendo da una ricognizione che tiene traccia dei testi e di come vengono interpretati, a livello nazionale e internazionale, puntiamo a individuare le aree critiche e le lacune. Per poi passare a una seconda fase, costruttiva e propositiva, che proponga interventi capaci di colmare i vuoti individuati nella prima.
Il task ha un focus molto preciso: i minori stranieri non accompagnati…
Quello dei minori non accompagnati è un problema ampio. La loro integrazione passa anche dal riconoscimento del loro status giuridico, che inizia con l’accertamento dell’età del minore, che spesso arriva in Italia senza documenti o con certificati di nascita la cui validità è controversa. La ricostruzione della storia anagrafica del minore è funzionale all’applicazione di norme giuridiche che mirano a garantire la massima tutela dei suoi interessi, in conformità a quanto previsto dal diritto internazionale ed europeo.
Perché un’analisi giuridica è importante per l’integrazione dei minori?
Perché può essere in grado di rappresentare qual è la situazione da cui partiamo e di individuare quello che c’è e quello che manca. Il diritto può contribuire a definire delle linee guida sul riconoscimento dell’età del minore, sull’attribuzione delle competenze o sull’interpretazione delle certificazioni. L’Italia ha già norme sui minori non accompagnati, ma mancano leggi attuative che vengano applicate con criteri uniformi.
Quali sono le debolezze della normativa?
Proprio da qui parte il progetto: muovendo da una ricognizione che tiene traccia dei testi e di come vengono interpretati, a livello nazionale e internazionale, puntiamo a individuare le aree critiche e le lacune. Per poi passare a una seconda fase, costruttiva e propositiva, che proponga interventi capaci di colmare i vuoti individuati nella prima.
Chiara Ragni, Monica Massari, Martina Buscemi, Daniele Mandrioli, Cristina Cattaneo, Lorenzo Franceschetti
LE SCIENZE SOCIALI PER COMPRENDERE LA VULNERABILITÀ ESTREMA
PARLA MONICA MASSARI, PROFESSORESSA ASSOCIATA DI SOCIOLOGIA GENERALE
Il progetto “Integrazione di minori non accompagnati” raccoglie competenze trasversali: giuridiche, sociologiche, medico-legali. Perché il tema richiede un approccio così ampio?
Perché siamo di fronte a un fenomeno complesso e a individui particolarmente vulnerabili che necessitano di grande attenzione. I dati riguardanti i primi mesi del 2023 sono molto chiari e ci indicano come il numero di minori stranieri sbarcati in Italia senza adulti di riferimento – circa 2000 – sia quasi triplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si tratta di ragazzi figli di fenomeni migratori sempre più articolati, indotti non solo dalla disperazione o dalla povertà, ma spesso da violazioni dei diritti umani, conflitti, crisi umanitarie, disastri ambientali. Di molti di loro, purtroppo, una volta giunti in Europa, si perdono le tracce, mentre di altri se ne ritrova talvolta la presenza in storie di emarginazione, solitudine e spesso violenza. Da qui la necessità di lavorare a un approccio integrato che consenta innanzitutto di definire con certezza l’età di questi ragazzi, garantire la tutela dei loro diritti e, dunque, prospettare le soluzioni più opportune per il loro futuro. Per farlo, oltre alle attività di ricerca, è necessaria un’attività di formazione che coinvolga a tutto campo gli operatori del settore.
Il focus principale è, almeno in apparenza, giuridico. Qual è il contributo di un approccio sociologico?
Come accennavo, la ricognizione a carattere giuridico è finalizzata soprattutto all’individuazione delle strategie di intervento più efficaci, volte a tutelare i diritti dei minori. Ma la cassetta degli attrezzi delle scienze sociali può essere estremamente utile per farci comprendere meglio la vulnerabilità estrema di questi ragazzi e ragazze (spesso bambini), che necessita di un intervento sul piano giuridico, ma anche molta cura e attenzione sul piano, ad esempio, della diversità culturale. Si tratta di una lente di analisi importante, che dovrà poi accompagnare l’ideazione dei percorsi di formazione più adeguati per gli operatori del settore, soprattutto i tutor legali dei minori stessi.
Quali sono, dal punto di vista sociologico ancor prima che legale, i problemi legati ai minori di origine straniera non accompagnati?
L’aumento del numero di minori stranieri non accompagnati che arriva in Italia, spesso dopo viaggi drammatici attraverso il Mediterraneo o le pericolose rotte balcaniche, pone delle questioni assai rilevanti soprattutto sul piano di una loro adeguata accoglienza e protezione all’interno del sistema oggi esistente e su quello della loro difesa e tutela rispetto a una serie di pericoli a cui sono esposti se non protetti e presi immediatamente in carico dai servizi. Negli ultimi dieci anni, secondo Save the children, sono stati oltre 103.000 i minori, prevalentemente adolescenti e preadolescenti, ma non di rado anche bambini, che sono giunti via mare sulle nostre coste: una cifra altissima, con una media di 15.000 presenze all’anno. Le strutture in grado di accoglierli spesso non sono distribuite in maniera equilibrata sul territorio. Vi sono poi le criticità legate alla permanenza promiscua e prolungata dei più giovani negli hotspot, la lunga attesa del trasferimento nei centri e, infine, la loro difficile permanenza nelle comunità. Se non seguiti adeguatamente e accolti in contesti favorevoli all’inclusione sociale ed educativa, questi ragazzi vengono esposti a nuovi rischi – ad esempio di sfruttamento lavorativo o sessuale – che possono divenire fatali.