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INCLUSIONE LINGUISTICA

Questo progetto si concentra sui temi dell’inclusione linguistica e sul linguaggio non discriminatorio, con un approccio multidisciplinare. L’accesso alle informazioni è infatti un diritto, che deve essere garantito anche a chi ha difficoltà a percepire una comunicazione in linguaggio standard o specialistico (come ad esempio persone straniere, con disabilità o con difficoltà di lettura).

Focus del progetto è la promozione della semplificazione linguistica nelle sue varie forme, a partire dal cosiddetto “linguaggio facile”, e lo studio di strategie linguistiche volte a favorire il rispetto dei principi di eguaglianza e non discriminazione sulla base dell’intreccio tra competenze linguistiche e giuridiche.

TEAM

Cosa facciamo

IL PROGETTO IN SINTESI

INIZIATIVE

LINGUAGGIO NON DISCRIMINATORIO E LINGUAGGIO FACILE

Parlano Valentina Crestani, professoressa associata in Lingua e Traduzione –Lingua Tedesca, e Costanza Nardocci, ricercatrice in Diritto costituzionale

Come si declina, nel progetto, l’idea di “inclusione linguistica”?

Nardocci – Il progetto si muove lungo due filoni. Il primo riguarda il linguaggio non discriminatorio, con riferimento in particolare al genere e alla disabilità. Collaboriamo già con istituzioni ed enti, tra i quali il Comune di Milano, per fare formazione e promuovere un linguaggio inclusivo. Il secondo filone, più innovativo, è quello del “linguaggio facile”.

Di cosa si tratta?

Crestani – Il linguaggio facile parte dal presupposto che la semplificazione linguistica è un mezzo per rendere le informazioni più accessibili e, di conseguenza, per contrastare la discriminazione. Non è da confondere con il concetto di “linguaggio semplice”, che ha un minore grado di regolamentazione. Si rivolge soprattutto alle persone con disabilità, ma potrebbe essere utilizzato anche per chi ha difficoltà di apprendimento o per le persone straniere. Se in alcuni Paesi, soprattutto la Germania, è già utilizzato e studiato, in Italia è ancora una nicchia. Serve, quindi, fare divulgazione.

Quali sono le sfide che un linguaggio facile deve affrontare?

Crestani – Una delle più significative è capire come utilizzare un linguaggio adeguato, mantenendo intatte tutte le informazioni. Altrimenti si rischia di ridurre l’informazione o addirittura di modificarla.

Perché la linguistica si intreccia con il diritto, il linguaggio facile con i diritti?

Nardocci – Perché dal linguaggio dipende l’accesso alle informazioni. E l’accesso all’informazione è democratizzazione, da garantire soprattutto su temi di rilevanza pubblica e sociale. In Italia, al momento, non c’è alcuna normativa specifica, né sul filone del linguaggio discriminatorio né su quello del “linguaggio facile”. In entrambi i casi, intendiamo ampliare la ricerca oltre la realtà nazionale, per formulare proposte concrete che possano portare l’Italia in linea con altri Paesi europei.

Come si declina, nel progetto, l’idea di “inclusione linguistica”?

Nardocci – Il progetto si muove lungo due filoni. Il primo riguarda il linguaggio non discriminatorio, con riferimento in particolare al genere e alla disabilità. Collaboriamo già con istituzioni ed enti, tra i quali il Comune di Milano, per fare formazione e promuovere un linguaggio inclusivo. Il secondo filone, più innovativo, è quello del “linguaggio facile”.

Di cosa si tratta?

Crestani – Il linguaggio facile parte dal presupposto che la semplificazione linguistica è un mezzo per rendere le informazioni più accessibili e, di conseguenza, per contrastare la discriminazione. Non è da confondere con il concetto di “linguaggio semplice”, che ha un minore grado di regolamentazione. Si rivolge soprattutto alle persone con disabilità, ma potrebbe essere utilizzato anche per chi ha difficoltà di apprendimento o per le persone straniere. Se in alcuni Paesi, soprattutto la Germania, è già utilizzato e studiato, in Italia è ancora una nicchia. Serve, quindi, fare divulgazione.

Quali sono le sfide che un linguaggio facile deve affrontare?

Crestani – Una delle più significative è capire come utilizzare un linguaggio adeguato, mantenendo intatte tutte le informazioni. Altrimenti si rischia di ridurre l’informazione o addirittura di modificarla.

Perché la linguistica si intreccia con il diritto, il linguaggio facile con i diritti?

Nardocci – Perché dal linguaggio dipende l’accesso alle informazioni. E l’accesso all’informazione è democratizzazione, da garantire soprattutto su temi di rilevanza pubblica e sociale. In Italia, al momento, non c’è alcuna normativa specifica, né sul filone del linguaggio discriminatorio né su quello del “linguaggio facile”. In entrambi i casi, intendiamo ampliare la ricerca oltre la realtà nazionale, per formulare proposte concrete che possano portare l’Italia in linea con altri Paesi europei.

Valentina Crestani, Costanza Nardocci, Rossella Settanni

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