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LEADERSHIP FEMMINILE

Secondo i dati del Censis, le donne che vivono in Italia sono quasi 31 milioni, il 51,3% della popolazione. Il 53% si laurea in corso (contro il 48% degli uomini) e con un voto medio più alto. In altre parole: le donne sono di più e studiano con maggiore profitto. Ma lavorano molto meno degli uomini e non vengono valorizzate: tra i 15 e i 64 anni, afferma l’Istat, è occupata solo una su due. E secondo il Global Gender Gap Report 2022, appena il 15% delle imprese ha almeno una donna tra i top manager. Si disperdono così risorse preziose: la presenza femminile in posizioni apicali, infatti, migliora i risultati di business. Lo confermano diversi studi: secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, tre quarti delle aziende che hanno monitorato gli impatti della diversità di genere hanno riportato incrementi di profitto tra il 5 e il 20%.

 

Ma se è ormai chiaro che il tetto di cristallo costituisce un forte freno allo sviluppo, non altrettanto forti sono gli interventi volti a cambiare un certo tipo di cultura aziendale e di mindset fondati su stereotipi e modelli frusti. Anche per questo, nasce questo progetto che, in collaborazione con il gruppo editoriale Class, si propone, attraverso la realizzazione di una serie tv, di individuare modelli positivi, capaci di mettere in discussione i bias negativi sulla leadership femminile. Ciascuna puntata si concentra su un tema specifico e coinvolge ospiti ed esponenti di Progetto Musa, oltre ai conduttori di Class CNBC.

TEAM

W LEADERSHIP:
APPUNTAMENTO CON LA LEADERSHIP FEMMINILE

Ci sono donne che possono fare la differenza, che sono fonte d’ispirazione per le nuove generazioni, che
cambiano le convenzioni e superano gli stereotipi. W Leadership è un format tv e un podcast che nasce
proprio con questo obiettivo: raccontare il percorso di una donna dagli studi al mondo del lavoro. Quattro
puntate per iniziare, realizzate grazie al know how di ClassCnbc, la tv economico-finanziaria di Class
Editori, in onda su su ClassCnbc/Sky 507, in streaming sul sito milanofinanza.it e sulla App di ClassCnbc.
A cura di Marilisa D’Amico, Giulia Pessani, Jole Saggese e Cecilia Siccardi

I NOSTRI PARTNER

Associazioni, enti culturali, fondazioni, aziende che supportano il progetto Human Hall

Cosa facciamo

IL PROGETTO IN SINTESI

INIZIATIVE

NUOVI MODELLI PER UNA NUOVA LEADERSHIP

PARLA MARILISA D’AMICO – Prorettrice alla Terza Missione e alle Pari Opportunità

Si sa che il tetto di cristallo in Italia è ancora un tema purtroppo molto forte. È un problema di stereotipi da superare? O di organizzazione delle aziende ancorate a vecchi schemi?

Purtroppo nel nostro Paese siamo tuttora ancorati a una cultura del lavoro costruita su modelli maschili. Modelli, che pongono la donna in una situazione di svantaggio, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di raggiungere posizioni apicali. È una cultura che si nutre di stereotipi arcaici, e che certamente influisce sui modelli organizzativi aziendali.

Ci sono anche aspetti giuridici, oltreché di organizzazione del lavoro, da modificare per aprire alle carriere femminili?

Sì. Molto è già stato fatto. a partire dal 2011 con l’entrata in vigore dell’obbligo del rispetto delle quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate e partecipate. Una misura utile, perché ha garantito l’ingresso delle donne in strutture decisionali che fino a quel momento non le contemplavano. Ma le quote non bastano: servono misure che aiutino a conciliare i tempi di vita e di lavoro e che valorizzino le best practice esistenti a livello aziendale. Un buon esempio è la legge 162/ 2021 che ha introdotto la certificazione della parità di genere.

Nell’ambito di Human Hall, quale l’approccio del progetto Leadership femminile?

È un approccio decisamente innovativo, che utilizza codici narrativi per introdurre temi nevralgici, come il confronto con role model positivi, utili per superare gli stereotipi di genere. È un progetto nato con la collaborazione con Class Editore, che prevede la realizzazione di una serie tv in 12 puntate che verrà trasmessa su tutti i canali Class CNBC. Ogni puntata ospiterà ricercatrici e studiose che fanno capo al progetto Human Hall, accanto a donne protagoniste del mondo del lavoro e delle aziende, che dialogheranno sui temi della leadership femminile. Lo scopo è raccontare le sfide, le opportunità, le difficoltà che un percorso di carriera di successo ha rappresentato e rappresenta oggi per le donne, fornendo dunque modelli positivi di riferimento. 

Una serie tv, un partner media importante. È una strada, quella dell’uso di linguaggi inediti per cambiare il percepito, che UniMi continuerà a percorrere?

Sì, è un lavoro che stiamo affrontando a diversi livelli. Per esempio, grazie alla collaborazione con il comune di Milano, abbiamo elaborato un Vademecum sul linguaggio inclusivo in Università. Ma non solo. Ci concentriamo sul linguaggio, sulla semantica della parità di genere, perché anche tramite il linguaggio si può cambiare la sostanza dei diritti. Lavoreremo con e nelle scuole. E porteremo alle aziende, tramite altri task di Human Hall, le buone prassi che un approccio multidisciplinare ai temi legati alla parità di genere consente. È lo spirito del nostro hub: un approccio multidisciplinare per portare la ricerca sul campo e sui territori, al servizio dell’inclusione.

Esiste un modello di leadership femminile?

La strada che ha consentito alle donne di rompere il soffitto di cristallo e raggiungere posizioni apicali in ogni settore, dalla politica al lavoro, è stata lunga e non scontata. Oggi, anche grazie a importanti interventi normativi, sono stati compiuti importanti passi avanti e le donne sono sempre più leader. Tuttavia, non credo si possa individuare un unico modello di leadership “femminile”, ma le donne esercitano le loro funzioni di comando in modi diversi, anche a seconda del contesto di lavoro, nonché delle differenti storie personali e professionali.  

Vi sono donne che tendono ad omologarsi al modello di lavoro maschile. Penso, ad esempio, alla rivendicazione da parte di molte dell’uso di suffissi maschili per designare la propria professione. La prima donna Presidente del Consiglio nella storia della Repubblica che sceglie di farsi chiamare “Il Presidente” ne è una dimostrazione. 

Ancora, vi sono donne che rivendicano la loro femminilità nello stare al comando, altre donne che intendono sperimentare nuovi modelli di leadership.

L’obiettivo del nostro progetto è proprio quello di osservare le diverse modalità di esercizio della leadership femminile, individuando modelli positivi per le generazioni future, donne e uomini.  

Si sa che il tetto di cristallo in Italia è ancora un tema purtroppo molto forte. È un problema di stereotipi da superare? O di organizzazione delle aziende ancorate a vecchi schemi?

Purtroppo nel nostro Paese siamo tuttora ancorati a una cultura del lavoro costruita su modelli maschili. Modelli, che pongono la donna in una situazione di svantaggio, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di raggiungere posizioni apicali. È una cultura che si nutre di stereotipi arcaici, e che certamente influisce sui modelli organizzativi aziendali.

Ci sono anche aspetti giuridici, oltreché di organizzazione del lavoro, da modificare per aprire alle carriere femminili?

Sì. Molto è già stato fatto. a partire dal 2011 con l’entrata in vigore dell’obbligo del rispetto delle quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate e partecipate. Una misura utile, perché ha garantito l’ingresso delle donne in strutture decisionali che fino a quel momento non le contemplavano. Ma le quote non bastano: servono misure che aiutino a conciliare i tempi di vita e di lavoro e che valorizzino le best practice esistenti a livello aziendale. Un buon esempio è la legge 162/ 2021 che ha introdotto la certificazione della parità di genere.

Nell’ambito di Human Hall, quale l’approccio del progetto Leadership femminile?

È un approccio decisamente innovativo, che utilizza codici narrativi per introdurre temi nevralgici, come il confronto con role model positivi, utili per superare gli stereotipi di genere. È un progetto nato con la collaborazione con Class Editore, che prevede la realizzazione di una serie tv in 12 puntate che verrà trasmessa su tutti i canali Class CNBC. Ogni puntata ospiterà ricercatrici e studiose che fanno capo al progetto Human Hall, accanto a donne protagoniste del mondo del lavoro e delle aziende, che dialogheranno sui temi della leadership femminile. Lo scopo è raccontare le sfide, le opportunità, le difficoltà che un percorso di carriera di successo ha rappresentato e rappresenta oggi per le donne, fornendo dunque modelli positivi di riferimento.

Una serie tv, un partner media importante. È una strada, quella dell’uso di linguaggi inediti per cambiare il percepito, che UniMi continuerà a percorrere?

Sì, è un lavoro che stiamo affrontando a diversi livelli. Per esempio, grazie alla collaborazione con il comune di Milano, abbiamo elaborato un Vademecum sul linguaggio inclusivo in Università. Ma non solo. Ci concentriamo sul linguaggio, sulla semantica della parità di genere, perché anche tramite il linguaggio si può cambiare la sostanza dei diritti. Lavoreremo con e nelle scuole. E porteremo alle aziende, tramite altri task di Human Hall, le buone prassi che un approccio multidisciplinare ai temi legati alla parità di genere consente. È lo spirito del nostro hub: un approccio multidisciplinare per portare la ricerca sul campo e sui territori, al servizio dell’inclusione.

Esiste un modello di leadership femminile?

La strada che ha consentito alle donne di rompere il soffitto di cristallo e raggiungere posizioni apicali in ogni settore, dalla politica al lavoro, è stata lunga e non scontata. Oggi, anche grazie a importanti interventi normativi, sono stati compiuti importanti passi avanti e le donne sono sempre più leader. Tuttavia, non credo si possa individuare un unico modello di leadership “femminile”, ma le donne esercitano le loro funzioni di comando in modi diversi, anche a seconda del contesto di lavoro, nonché delle differenti storie personali e professionali. 

Vi sono donne che tendono ad omologarsi al modello di lavoro maschile. Penso, ad esempio, alla rivendicazione da parte di molte dell’uso di suffissi maschili per designare la propria professione. La prima donna Presidente del Consiglio nella storia della Repubblica che sceglie di farsi chiamare “Il Presidente” ne è una dimostrazione.

Ancora, vi sono donne che rivendicano la loro femminilità nello stare al comando, altre donne che intendono sperimentare nuovi modelli di leadership.

L’obiettivo del nostro progetto è proprio quello di osservare le diverse modalità di esercizio della leadership femminile, individuando modelli positivi per le generazioni future, donne e uomini. 

Marilisa D’Amico, Cecilia Siccardi

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